Ma che cosa ho in testa by Tim Parks

Ma che cosa ho in testa by Tim Parks

autore:Tim Parks
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851172220
editore: UTET
pubblicato: 2019-06-03T00:00:00+00:00


Come me la cavo io, qui a Heidelberg, alle prime luci del mattino, con la porta della mente? Sono seduto da parecchio tempo, ma da quanto di preciso non saprei dire. Di solito uso un programmino sul computer che allo scoccare dell’ora emette il suono delicato di un gong. Il vantaggio è che in questo modo sai che il tempo è passato senza doverti muovere per spegnere la sveglia. Puoi interromperti o continuare, come preferisci. Ma qui in hotel non ho impostato il gong per timore di svegliare Eleonora. E non so quanto tempo sia passato. Detto ciò, sono consapevole che pian piano la mia perseveranza in questa lenta esplorazione del corpo ha iniziato a dare i suoi frutti. Le porte della percezione iniziano a chiudersi e un nuovo stato d’animo si stabilisce. È una consapevolezza non verbale in cui sembrano fondersi sensazione fisica e attenzione, la consapevolezza di un’immobilità silenziosa, potremmo dire, ma anche di un flusso costante. È pur vero che di tanto in tanto si formano come delle tracce di possibili pensieri. Sussurri. Mormorii. Come se la lingua non volesse mollare neanche quando, a livello superficiale, l’ha già fatto. Sarebbe interessante conoscere i correlati neurali di questo strano fenomeno. Ma alla fine svaniscono anche questi sussurri, e arrivo al punto in cui tutte le varie sensazioni corporee, le pulsazioni e le dissolvenze, si addensano in una consapevolezza costante dell’immobilità e del flusso.

Sono arrivato a questa esperienza perché finalmente mi sono spogliato delle parole, oppure mi sono scrollato di dosso le parole perché mi sono concentrato su un’esperienza a cui le parole non riescono ad attaccarsi con facilità? Quel che è certo è che, guardando indietro, non riesco a trovare parole in grado di descrivere con precisione questo stato meditativo. Non posso fare altro che tirare in ballo delle idee. Potrei dire, per esempio, che si ha l’impressione di essere presenti nella propria individualità, ma anche fusi con tutto ciò che non è la propria individualità, assolutamente svegli, pronti a scattare in piedi se necessario, ma anche piacevolmente annullati. Forse è più facile ricorrere a un’espressione idiomatica: sono in uno stato di grazia.

Ma cos’è che succede? È questo che significa “vedere le cose in profondità, come realmente sono”? Cosa mi dice tutto questo sulla coscienza?

Quando iniziai a praticare la meditazione, ero molto consapevole che il dolore di cui facevo esperienza, per lo più addominale, era in gran parte legato alla noncuranza, o addirittura negazione, del mio corpo. Vivevo a tal punto nei miei pensieri, nella mia scrittura, da non essermi reso conto di quanto fosse diventato teso e contratto. Non gli avevo dedicato alcuna attenzione. Nei mesi successivi, le ore di osservazione silenziosa del respiro, l’esplorazione del corpo e qualche esercizio di yoga di tipo meditativo ebbero un effetto benefico notevole. Di conseguenza presto accettai l’idea che mente e corpo sono una cosa sola. Anzi, per qualche anno ne feci un articolo di fede. Io ero il mio corpo proprio come ero il mio cervello e la mia mente.



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